Carenza di ferro e qualità del sonno: esiste una correlazione?

Sai che la carenza di ferro è la più diffusa a livello mondiale? Questa condizione, spesso associata a una dieta insufficiente, a perdite ematiche croniche o a patologie che ne alterano l’assorbimento, può portare a conseguenze significative sulla salute dell’organismo.

Il ferro è infatti un elemento essenziale per numerose funzioni vitali, tra cui il trasporto di ossigeno ai tessuti, il metabolismo energetico, la sintesi del DNA e… disturbi legati al sonno. Ebbene sì: esiste una forte correlazione tra bassi livelli di ferro e problemi di sonno, tra cui l’insonnia e la Sindrome delle gambe senza riposo.

Ferro e disturbi del sonno

Il ferro è un minerale essenziale per la salute dell’organismo: la sua principale funzione è rappresentata dalla produzione di emoglobina, proteina presente nei globuli rossi del sangue che ha il compito di trasportare ossigeno ai tessuti del corpo.

Il ferro è però coinvolto anche nella produzione di neurotrasmettitori come quelli coinvolti nella regolazione del ritmo sonno-veglia. Quando i livelli di ferro sono insufficienti, il cervello può risentirne, portando a disturbi del sonno.
Alcuni studi hanno dimostrato che il ferro è anche essenziale per la mielinizzazione del sistema nervoso e per il metabolismo cerebrale, entrambi processi cruciali per un sonno di qualità.

In generale, i sintomi di una carenza di ferro possono includere:
• stanchezza;
• mal di testa;
• vertigini;
• pallore;
• suscettibilità alle infezioni;
• inappetenza e perdita di peso;
• calo della memoria e dell’apprendimento.

In presenza di questi sintomi, è importante consultare un medico per una diagnosi e un trattamento appropriato.

Sindrome delle gambe senza riposo e carenza di ferro

La sindrome delle gambe senza riposo è uno dei disturbi più comuni legati alla carenza di ferro. Chi ne soffre avverte un bisogno irresistibile di muovere le gambe, soprattutto di notte, il che può rendere difficile addormentarsi e mantenere un sonno continuo.
Studi scientifici hanno dimostrato che la carenza di ferro può influenzare negativamente i livelli di dopamina, peggiorando i sintomi di questa condizione.

La dopamina, infatti, agisce come un messaggero per regolare e coordinare l’azione dei muscoli del corpo: una riduzione dei livelli di dopamina può portare a spasmi muscolari e a movimenti involontari.
È stato dimostrato che l’integrazione di ferro può migliorare significativamente questi sintomi, specialmente nei pazienti con bassi livelli di ferritina.

Altri disturbi del sonno legati alla carenza di ferro

La carenza di ferro è stata anche associata a:

  • disturbi respiratori del sonno, come l’apnea notturna: il ferro potrebbe avere un ruolo nella regolazione della funzione muscolare delle vie aeree superiori, influenzando la gravità dell’apnea;
  • movimenti periodici degli arti durante il sonno, che possono disturbare il riposo;
  • disturbi generali del sonno, come difficoltà ad addormentarsi, risvegli frequenti e sonno non ristoratore. Alcuni studi hanno indicato che livelli insufficienti di ferro possono alterare l’architettura del sonno, riducendo il tempo trascorso nelle fasi di sonno profondo e REM.

Trattare la carenza di ferro

Dormire bene è fondamentale per la salute e il benessere generale. Se soffri di disturbi del sonno, potrebbe valere la pena considerare la carenza di ferro come una possibile causa.

La carenza di ferro non si manifesta solo con stanchezza o un indebolimento delle difese immunitarie, ma può anche influenzare la qualità del sonno, contribuendo a disturbi notturni.
Il Medico di Medicina Generale rappresenta il principale punto di riferimento per individuare e gestire la carenza di ferro in tutte le fasce d’età. Una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato sono essenziali per prevenire complicanze e migliorare il benessere generale.

Un’alimentazione ricca di ferro può aiutare a contrastare la carenza, privilegiando alimenti come frattaglie, legumi, verdure a foglia verde e frutta secca. È importante abbinarli correttamente per ottimizzare l’assorbimento del ferro, ad esempio consumandoli insieme a fonti di vitamina C, che ne aumenta la biodisponibilità. Al contrario, alcune sostanze possono limitarne l’assimilazione, come i tannini presenti in tè e caffè (da evitare durante i pasti), il calcio contenuto in latte e derivati (da assumere lontano dai pasti principali) e i fitati di cereali integrali e legumi (riducibili con l’ammollo prima della cottura).

Nei casi di carenza severa o legata a condizioni specifiche, è fondamentale rivolgersi al proprio medico per individuare la terapia più appropriata.

 

Bibliografia

  • Leung W, Singh I, McWilliams S, Stockler S, Ipsiroglu OS. Iron deficiency and sleep – A scoping review. Sleep Med Rev. 2020;51:101274. doi:10.1016/j.smrv.2020.101274